Alcuni
importanti reperti archeologici rinvenuti sulla collina
di Galceti nella provincia di Prato, testimoniano che
questo territorio è stato occupato fino al quinto
secolo a.C. da popolazioni liguri, succedute poi dagli
Etruschi e dopo ancora dai romani. Ai romani viene attribuita
l'inizio della bonifica della piana della Val del Bisenzio,
con la costruzione delle caratteristiche gore ancora esistenti
in città, divenute nell'ultimo secolo importantissime
per la fornitura di energia per l'industria tessile e
laniera, che ha reso Prato celebre in tutto il mondo.
Già nell'antichità Prato ha rivestito un
importante ruolo commerciale e politico per il passaggio
nel suo territorio di importanti vie di comunicazione,
tra le quali la Via Cassia oltre a precedenti vie Etrusche.
Dopo la caduta dell'impero romano il territorio fu occupato
dai Bizantini, i quali costruirono una strategica via
che attraversando tutto il territorio pratese collegava
la Toscana a Ravenna. Successivamente nel sesto secolo
d.C. il territorio fu occupato dai Longobardi, in seguito
a questa invasione la popolazione trovò in un primo
momento rifugio presso le vicine montagne, per poi in
seguito tornare in città e convivere con il popolo
invasore.
Nell'XI° secolo, il governo della città e del
suo territorio circostante passò alla famiglia
degli Alberti, nominati conti per investitura imperiale.
Sotto la dinastia degli Alberti la città visse
un periodo di grande sviluppo fino all'anno 1107, quando
fu semi-distrutta dall'esercito di Matilde di Canossa,
lì mandato per annientare la potenza degli Alberti.
Matilde riuscì si ad agnentare la potenza degli
Alberti, ma favorì involontariamente la nascita
del libero comune, amministrato dalla società del
popolo, formata dalla classe artigiana.
La città trae il suo nome dal grande prato in cui
si svolgevano i mercati, oggi divenuta piazza Mercatale
simbolo dello spirito imprenditoriale presente fin dall'antichità
nella città.
In seguito alle lotte tra Guelfi e Ghibellini, Prato chiese
aiuto al re di Napoli, ma questa protezione gli fu fatale,
perché nel 1351 la regina Giovanna la vendette
alla vicina Repubblica di Firenze, perdendo così
l'autonomia. Prato seguirà le sorti della Repubblica
fiorentina prima e del Granducato di Toscana poi, perdendo
la sua importanza politica, ma non quella commerciale,
artistica e culturale.
Fino al 1992 Prato e il suo territorio facevano parte
della provincia di Firenze, quando fu istituita la provincia
con l'assegnazione di sette comuni. Riscattando così
dopo molti secoli la sua autonomia.