Scheda tecnica e informazioni utili per l'itinerario:


Sei giorni di trekking sui crinali dell' Appennino tra la Toscana e l' Emilia,
con un gruppo di amici veramente affiatati.


Abbiamo scelto come punto di partenza il Passo delle Radici, che si trova sul crinale appenninico dove finisce la Garfagnana e dove inizia la provincia di Modena. Molto vicino allo storico valico di S.Pellegrino e anche posto tappa del G.E.A. e anche del G.T., per chi non lo sapesse Grande Escursione Appenninica e Garfagnana Trekking.

L'itinerario non permette di lasciare un auto per poi ritornarci, perché si snoda interamente sulla dorsale appenninica in direzione sud/nord, quindi noi siamo partiti da Firenze con autolinee Copit fino a Pievepelago e poi con un taxi abbiamo raggiunto il passo. E' possibile raggiungerlo anche da Castelnuovo Garfagnana in Lucchesia.
Al passo comunque c'é l'albergo Lunardi sempre aperto, il telefono è il seguente 0583/665071.

Si parte quindi per uno stradello di fronte all'albergo ( d'inverno è un bella pista di fondo ), dopo trecento metri l'abbandoniamo per dirigersi a sinistra all'Alpicella delle Radici (1682 mt.). Raggiunta la cima del Monte La Nuda (1708 mt.), si riparte, al Passo Giovarello (1663 mt.), lo stradello di prima, per aggirare sulla sinistra, la cima dell'omonimo monte (1760 mt.). Al Passo delle Forbici (1574 mt.) si segue il crinale per fitte faggete e ampia prateria, fino alla cima delle Forbici (1818 mt.) e alla Bocca di Massa, una sella ai piedi del Monte Cella (1942 mt.), per poi proseguire sulla destra lo sperone del monte Prado. L'ambiente è maestoso e i ruscelli che discendono dai crinali rocciosi del Monte Prado, rendono più alpino e ridente il paesaggio.

Il sentiero attraversa un vero e proprio tappeto di mirtilli, rotto da qualche sparuta faggeta che sale lungo le pendici. Ampi i panorami sul monte Prado, il più alto della Toscana, sulle Alpi Apuane, sulla Pania di Corfino, il Parco dell'Orecchiella e sulla vallata del torrente Dolo. Dal passo di Lama Lite, attraversata la strada che sale da Civago e dal Rifugio delle Segherie dell'Abetina Reale, in poco più di 10 minuti si raggiunge il Rifugio Battisti (1750 mt.) che rimane seminascosto da una piccola collina sulla quale svetta un alto pennone.

Il Rifugio è il punto di partenza per interessanti gite ai vicini monte Cusna (2121 mt.) e Prado (2054 mt.), fra i più alti dell'Appennino Settentrionale. (Circa 5 ore di cammino) Rifugio Battisti Cai di Reggio Emilia 0522/800155 - 0522/21890.

La seconda tappa và dal Rifugio Battisti al passo del Cerreto (1261 mt.), è una tappa molto lunga, ma estremamente piacevole per la bellezza dei paesaggi e per l'ambiente ricco di profondegole alle quali si alternano ampie praterie. Lasciato il Rifugio Battisti per Lama Lite, che chiude la bella vallata del torrente Orda, si prosegue per il Rifugio Bargetana, mantenendosi sempre in quota, al centro del circo glaciale del monte Prato, antica sede dell'ultimo ghiacciaio estintosi sull'Appennino settentrionale. Il monte Cusna e il monte Piella ( 2071 mt.) dominano la vallata che degrada fino al paese di Ligonchio.

Il sentiero riprende il crinale in località passo di Romecchio, dopo aver attraversato il Bosco di Sorraggio, e risale alle Porraie (1834 mt.) esile cresta che separa la valle del torrente Serchio di Sorraggio, sul versante toscano, dalla valle del torrente di Rimale sul versante emiliano. Risaliti il monte Soraggio (1849 mt.) si scende sulla sinistra fino allo stradello in quota che porta al passo della Comunella (1619 mt.) e al passo di Pradarena, da dove è possibile ammirare la Pietra di Bismantova, dopo aver aggirato sempre sulla sinistra (versante toscano) il monte Asinara (1730 mt.)

Al passo (1568 mt.) c'é la possibilità di mangiare e alloggiare nell' albergo-rifugio Zigni. Si attraversa quindi la strada asfaltata che collega Ligonchio (Reggio Emilia) con Sillano (Lucca), per prendere uno stradello che, scendendo leggermente, porta al passo di Cavorsella (1511 mt.), dove lo si abbandona per proseguire sulla sinistra verso il monte Ischia (1727 mt.), che si aggira, eil monte degli Scalocchi (1726 mt.). Sul versante toscano il panorama è dominato a ovest dalle profonde valli trasversali del fiume Serchio di Sillana e dai suoi affluenti, e a nord dalla Valle di Belfiore sul cui fondo scorre il torrente Riarbero.

Il sentiero prosegue in direzione sud-ovest fino alla cima del Belfiore che si aggira sulla destra mantenendosi in quota (1810 mt.), per proseguire verso nord-ovest per il Monte la Nuda (1895mt.). Noi qui siamo scesi verso la valle (Cerreto Laghi) per aggirare la vetta del Monte ed è stato un errore perché il sentiero poco battutto si insinua in una faggeta fittissima; quindi è meglio salire alla vetta dove nelle giornate più limpide si può spaziare a nord sull'intero arco alpino e individuare le cime più famose, a sud fino al monte Amiata, a ovest sulle Apuane e sul Mare Tirreno, dove è possibile ben distinguere la Corsica, il promontorio di Porto Venere e le Alpi francesi.

Dal Monte La Nuda si scende molto ripidamente per il bellissimo Vallone dell' Inferno, fino alla strada che collega il Passo del Cerreto (1261 mt.), raggiungibile dalla sinistra con località Cerreto Laghi ( Abbiamo visto che un'alternativa è scendere anche meno rapidamente dalle piste da sci lpino verso il paese in basso e proseguire poi per strada asfaltata). Al Passo, due piccole pensioni private (telefono di una 0522/898151), oppure a pochi chilometri verso la Toscana un albergo ristorante bellissimo dove noi abbiamo dormito e mangiato (ore 8 di cammino, da Cerreto Laghi è possibile, ma non facile cercare un mezzo per il passo, se si è troppo stanchi).

Con il terzo giorno di cammino entriamo nella Lunigiana, un territorio ricco di storia e di mitologia. E' una tappa più corta che ci permette di recuperare un poco di energie del giorno precedente.

Dal passo del Cerreto, il sentiero che parte dal retro del bar, lungo la strada, aggira sulla destra l' Ospedalaccio fino all'omonimo passo (1271 mt.), antico e frequentatissimo valico tra l'Emilia e la Toscana e sede di un "ospitale" per pellegrini di passaggio sin dal Medioevo. Si risalgono quindi le ripide pendici del Monte Alto, lungo un canalone, per poi piegare a quota 1400 circa, a destra verso un passetto che immette nella spettacolare finestra delle sorgenti del fiume Secchia, circondato da creste affilate e profondi canali.

Dopo le sorgenti si sale ancora per una antica mulattiera al passo di Pietra Tagliata (1750 mt.) ben distinguibile per la forma ben decisa cui fa riferimento il toponimo.
Al passo , costituito da una sella tra Il Monte Alto (1904 mt.) e l'imponente Alpe di Succiso (2017 mt.), si discende ai Ghiaccioni (1375 mt.) per il cosidetto " sentiero Barbarossa", che attraversa l'intero circo glaciale in un ambiente suggestivo. In prossimita di una sorgente, in una pratina di fondovalle dove fioriscono i fiocchetti, si prende al bivio a sinistra per risalire molto ripidamente fra antiche carbonaie, fino ad un grosso faggio (Costa del Lago) e proseguire, per una prateria, fino al lago di monte Acuto, dopo aver toccato un piccolo lago seminterrato. La zona è estremamente interessante in quanto rappresenta in Appennino un rarissimo esempio di Valle sospesa con annesso lago di origine glaciale. Il rifugio è di nuova costruzione (del Cai sez. di Sarzana), ma molto piccolo, quindo conviene telefonare qualche giorno prima di arrivare (magari al Battisti chiedendo il numero al gestore) (dal passo del Cerreto al Rifugio Lago Monte Acuto 4 ore circa).

La quarta tappa permette di toccare numerosi laghetti di varia origine e il lago artificiale di Paduli, sulla sponda nord corre la strada asfaltata che collega Aulla in Toscana con Monchi e Corniglio in Emilia.

Un comodo e fresco sentiero sempre in ombra scende in poco più di un ora alla diga di Lagastrello, per la Costa dei Fontanoni, dopo aver toccato la località Quattro Fagge, un bosco di faggi dalle forme contorte e pittoresce. La visione imponente dell'Alpe di Succiso, un tempo rifugio di briganti e ora paradiso dei naturalisti per la varietà e le rarità della flora, lascia il posto alle più delicate caratteristiche dei laghi e dei boschi. Attraversato il fiume Enza sul ponte a valle della diga sul lago Paduli, da cui nasce, si sale poi il bosco fino a raggiungere in cinque minuti lo stradello (la vecchia via Linari) che dal passo Lagastrello porta al lago Sguincio (1241 mt.) poco sopra.

Si sale quindi con il sentiero fino a una sella posta poco sotto quota 1511. Salendo sulla sinistra il monte Malpasso, e poi scendendo sino ai laghi Scuro (1392 mt.) e Verdarolo (1390), situati a pochi minuti di cammino per proseguire a destra sempre in quota fino al Prato Spilla (1349) in circa 20 minuti, sede di un albergo vistosamente moderno (a qui 3h.e 30').
Un'alternativa è salire (circa 1h.) dal Prato Spilla al piccolo lago Martini (con fonte), dove poco sopra a 10 minuti c'é una capanna non gestita, ma in un luogo bellissimo (quindi in tal caso, bisogna prima pensare ai viveri per quasi un giorno intero).

La quinta tappa è assai interessante per la ricchezza floreale, il versante toscano è frastagliatissimo e qui inacessibile. Si raggiunge come riferimento (in entrambi i casi dove avete pernottato), lo spartiacque dell'Appenino Tosco-emiliano in prossimità della cima di Bragalata (1835 mt.). Dal crinale, che il sentiero segue fedelmente, ampia è la vista sulla Lunigiana, sulla valle Cedra e sul mar Ligure.

Dopo aver superato il monte Losanna (1856 mt.) e lasciato, in basso, i laghi Verde e Ballano, si giunge alla cima del Sillaza (1861 mt.) e di qui al monte Paitino (1815 mt.). Si aggira la testata del torrente Bagnone e si prosegue al passo di Badignana (1685 mt.), la risalita delle pendici del monte Brusa (1796 mt.) fino alla vetta per ridiscendere al passo delle Guadine (1680 mt.), sono un continuo e aspro saliscendi che mette a dura prova la resistenza dell'escursionista. Il percorso sale nuovamente al monte Aquila (1780 mt.) e , al passo omonimo, si scende a destra, in breve tempo, al lago Parmense (1507), dotato dall' accogliente rifugio Mariotti del CAI di Parma (tel. 0521/889109 - 0521/22344) (6 ore di cammino).

Il sesto giorno è una tappa breve, i pendii diventano più dolci. Dal lago Santo Parmense, il sentiero risale rapidamente al monte Orsaro (1831 mt.), ultima cima oltre i 1800 metri. Il passo del Cimone è vicino, bisogna fare attenzione però all'uscita di un bosco, quando ampie praterie sostituiscono le faggete, bisogna scendere in diagonale verso destra, avendo come punto di riferimento alcuni alberi isolati. A un piccolo bivio, si prosegue verso sinistra mantenendo la stessa quota. In breve, dopo una ripida discesa, si arriva al passo del Cirone.

Noi da qui con il taxi (fissato un appuntamento per telefono), siamo arrivati a Pontremoli, dove c'é la stazione ferroviaria.
L'alternativa è proseguire per altre 3h. e 1/2, fino al passo della Cisa, dove ci sono alberghi e autobus.

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